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Archivio di Stato di Rieti

Il periodo napoleonico e la Restaurazione

Attilio Zuccagni Orlandini, Delegazione di Rieti, litografia, 1844 (ASRi, Piante e disegni, 67)

Nel periodo della repubblica romana, istituita dalle truppe francesi tra il 1798 e il 1799, Rieti, come «cantone urbano», e parte della Sabina tornarono nel territorio di Spoleto, che diventò capoluogo del dipartimento del Clitunno.

Nel 1800 Pio VII ripristinò il titolo di Sabina civitas, ampliando i confini e affidando la nuova provincia a un preside e alla gestione del patriziato sabino: una soluzione che si rivelò presto fallimentare. La Sabina fu reintegrata negli antichi diritti e onori del patriziato, con l'ammissione al godimento di titoli, prerogative e privilegi riconosciuti ai patrizi e alle città secondo il diritto comune e le costituzioni apostoliche. Furono costituiti due ceti, quello dei patrizi e quello dei cittadini, affidando al cardinale Giovanni Andrea Archetti, vescovo di Sabina, l'elezione dei primi dodici patrizi che avrebbero formato la Congregazione sabina.

Per favorire la ripresa economica della provincia, la Camera apostolica e il Buon governo concessero particolari riduzioni e facilitazioni alle comunità sabine, che raggiunsero il numero di 115 con l'aggregazione di Tivoli e Subiaco. La condizione era che i benefici andassero a vantaggio della Congregazione sabina, concepita come un piccolo consiglio o parlamento incaricato di amministrare la Sabina come una città divisa in tanti rioni. Tale sistema di governo si risolse nell'accentramento di tutti gli utili nelle mani dei patrizi più intraprendenti fino a quando l'acquisto del feudo di Cantalupo per quaranta scudi e soprattutto quello di un grande palazzo a Roma, da destinare a collegio degli studenti sabini, per ben ventimila scudi non insospettirono il Buon governo e la Camera apostolica. Su proposta della Segreteria di Stato, il 10 gennaio 1809 il pontefice sciolse la congregazione, lasciando salvi soltanto i diritti onorifici e i privilegi di nobiltà.

Durante l'impero francese Rieti, inserita nel dipartimento del Tevere con capoluogo Roma, divenne sede di circondario, con relativa sottoprefettura. La giurisdizione del circondario era molto ampia, arrivando fino alla riva destra del Tevere e inglobando i cantoni di Narni e Stroncone, località sempre appartenute all'Umbria.

Con la Restaurazione il Reatino e la Sabina, con altri territori delle province che erano entrate nell'impero francese, furono posti sotto la reggenza provvisoria di monsignor Ludovico Gazzoli, patrizio di Terni e delegato apostolico di Spoleto. Nel 1816 fu istituita la Delegazione apostolica di Rieti, divisa in due governi distrettuali, quello di Rieti e quello di Poggio Mirteto, e in diversi governi continuamente trasferiti da una circoscrizione all'altra con vari aggiustamenti territoriali. I luoghi baronali di Mentana, Montelibretti, Monterotondo, Montorio Romano, Moricone, Palombara Sabina e Nerola, ancora considerati parte della provincia sabina, furono successivamente aggregati a quella romana. Magliano rimase sotto la giurisdizione del comune di Roma, assunta nel 1311, fino al 1847, anno della soppressione per opera di Pio IX.

Dopo gli aggiustamenti del 1817, nel 1824 fu istituita la Delegazione apostolica di Spoleto e Rieti, mentre nel 1827 Rieti tornò semplice capoluogo di distretto nella cornice della Delegazione apostolica di Spoleto e il distretto di Poggio Mirteto fu aggregato alla Comarca di Roma. Nel 1831 fu ripristinata la Delegazione di Rieti, articolata nei due distretti di Rieti e Poggio Mirteto, contestualmente all'istituzione dei consigli provinciali. La delegazione reatina fu mantenuta anche con il nuovo assetto amministrativo previsto dalla riforma di Pio IX del 1850, e andò a formare la Legazione dell'Umbria insieme a Perugia e Spoleto.

Questa configurazione territoriale sarebbe rimasta in vigore fino all'avvento dello Stato unitario nel 1860.



Ultimo aggiornamento: 29/02/2024