Com'è noto, l'attuale provincia di Rieti comprende territori che in passato sono stati soggetti, oltre che allo Stato della Chiesa, al regno delle Due Sicilie (ex circondario di Cittaducale). Al momento dell'unificazione nazionale, pertanto, in queste aree vigevano due sistemi catastali diversi: quello geometrico-particellare negli ex domini ecclesiastici, quello descrittivo nelle terre un tempo governate dai Borbone.
Al di là di questa differenza di impostazione, che va tenuta presente per rapportarsi correttamente alla documentazione catastale pre-unitaria conservata dall'Archivio di Stato di Rieti in relazione al XIX secolo, si deve premettere che l'area maggiormente coperta dalle fonti in consegna all'Istituto reatino è ovviamente quella ex pontificia. Per l'epoca precedente la Restaurazione, si dispone infatti del catasto antico del comune di Rieti (secoli XIV-XV) all'interno dell'archivio storico del Comune di Rieti e dei 1.138 volumi dal 1573 al 1860 e delle 161 mappe dei Catasti pontifici, pervenuti all'Archivio di Stato nell'ambito di diversi versamenti: quelli degli Uffici distrettuali delle imposte dirette di Rieti e di Poggio Mirteto, dell'Ufficio del registro di Orvinio con la sua cospicua dotazione di catasti antecedenti al 1816, e ovviamente il nucleo centrale costituito dal Catasto gregoriano, da connettersi alle mappe relative al territorio della Delegazione apostolica di Rieti.
Relativamente agli ex territori del regno prima dell'unità d'Italia, l'Archivio di Stato di Rieti offre alla consultazione soltanto il cosiddetto Catasto provvisorio napoleonico (1809-1928) per un totale di 360 registri. Le comunità interessate dalla descrizione sono quelle di Accumoli, Amatrice, Antrodoco, Borbona, Borgocollefegato (Borgorose), Borgovelino, Cantalice, Castel Sant'Angelo, Cittaducale, Cittareale, Fiamignano, Leonessa, Lisciano, Lugnano, Micigliano, Pescorocchiano, Petrella Salto, Posta, Vazia. Si tratta in sostanza delle pertinenze dell'ex circondario di Cittaducale, già appartenente alla provincia dell'Aquila. Nonostante alcune misure tendenti a dare criteri di uniformità a livello nazionale, l'area mantenne anche dopo l'unificazione l'impianto di quel primo catasto, che sopravvisse all'impianto del Catasto italiano fino all'avvento del Nuovo catasto italiano, che coincise più o meno con l'istitutzione delle nuove province, tra cui quella di Rieti (1927) che assorbì le terre dell'ex circondario. I catasti preonciari e onciari (secoli XVI-XVIII) attinenti allo stesso territorio si trovano presso l'Archivio di Stato dell'Aquila, dove si possono consultare anche gli atti demaniali (1808-1890) dei comuni dell'ex circondario di Cittaducale. Il fondo, particolarmente ricco di documenti cartografici descrittivi e tipico degli archivi di Stato del Mezzogiorno, consiste negli atti dei commissari ripartitori, degli agenti e dei periti demaniali, dell'Intendenza e della Prefettura (sezione demaniale) prodotti nelle lunghe operazioni per la definizione dei demani e dei confini comunali a seguito della soppressione della feudalità con legge n. 130 del 2 agosto 1806.
Per la fase postunitaria, relativamente al Reatino e alla Sabina abbiamo i 1663 registri e le 2500 unità tra buste, mappe e allegati del Catasto italiano (1859-1955), che riguardano le località del circondario di Rieti, già Delegazione apostolica di Rieti al momento dell'impianto, facente parte della provincia dell'Umbria con capoluogo Perugia. La cessazione di questo catasto è coincisa, più o meno, con l'istituzione della provincia di Rieti nel 1927.
Infine il Nuovo catasto italiano (1930-1960), con i suoi 865 registri e le sue circa 5000 mappe, riguarda tutti i comuni della provincia di Rieti. Fino al 1986 l'Archivio di Stato di Rieti disponeva soltanto delle mappe relative all'ex circondario di Cittaducale. Le altre sono pervenute successivamente con i versamenti degli Uffici distrettuali delle imposte dirette di Rieti e di Amatrice, insieme con altri registri del catasto rustico e con gli atti di voltura.